San Pio da Pietrelcina e il Quarto, il Sesto e il Nono Comandamento.
Estratto del libro “Il Padre. San Pio da Pietrelcina. La missione di salvare le anime” di padre Marcellino IasenzaNiro (Edizioni San Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2004).
Mancato rispetto della finalità del matrimonio
A rendere la terra spopolata – al dire del Santo – “bruciata come un deserto”, perché senza il sorriso dei bimbi, contribuisce il calo delle nascite, programmato troppo spesso per motivi di egoismo o di oggettive preoccupazioni economiche. A determinare questo invecchiamento della terra concorrono anche le apprensioni di ordine medico.
Ci confida un figlio spirituale del Padre: “Nella mia seconda confessione fatta con lui – nella prima mi aveva cacciato via –, dopo aver terminato l’accusa dei peccati, il Padre mi chiese: «Hai altro?». Io risposi di no. Ed egli, guardandomi bene negli occhi, chiese: «Con la tua sposa hai fatto le cose per bene nel santo matrimonio». «No, Padre – risposi –, perché i medici ci hanno proibito di avere altri bambini». E lui, puntualizzando: «E che c’entrano i medici in queste cose!?». «Hanno detto che ci poteva nascere un mostro», risposi. «E questo ti saresti meritato!», gridò il Santo. E ancora una volta mi allontanò dal confessionale»”.
È che, in questo mondo che cambia, il matrimonio sta perdendo la sua sacralità, per essere gestito dall’uomo a suo piacimento. Il Padre però resta fermo alla legge di Dio, creatore dell’uomo, a cui detta delle norme, per averlo suo collaboratore nel continuare la vita umana sulla terra.
Racconta suor Vincenza Tremigliozzi, superiora della casa di accoglienza San Giuseppe in S. Giovanni Rotondo: “Ad una signora, che era ospite da noi, P. Pio non aveva dato l’assoluzione. Vedendola tanto abbattuta, sono andata dal Padre e gli ho detto: «Padre, quella signora sta piangendo». «E ti ha detto perché non le ho dato l’assoluzione?». «Sì, perché non vuole bambini». Ed il Santo con tono risoluto e severo: «Le devi dire che calpestano i sacramenti di Dio»”. La suora rimase tanto impressionata che si strinse le mani sul petto.
Ma un’altra testimonianza è ancora più toccante. Un giorno tornò dal convento in albergo, a Villa Maria, una signora che era presa da un pianto dirotto. A quelli che chiedevano il motivo di tanto affanno e dolore non riusciva a dire una parola. Quando finalmente si calmò alquanto, disse sempre con le lacrime agli occhi: “P. Pio mi ha cacciato dal confessionale, perché gli ho detto che mio marito non vuole bambini. Mi ha gridato: «E verranno i cancri!»”. Ed alle persone, che cercavano di consolarla, aggiunse con il terrore negli occhi: “Mio marito il cancro ce l’ha già, ce l’ha già”.
Il fidanzamento
[…] Per P. Pio era inconcepibile un matrimonio non fondato su Dio. Un giorno, a S. Giovanni Rotondo, mi si avvicinarono una signora e la sua giovane figlia e mi pregarono di fare da tramite con P. Pio per conoscere il suo pensiero su una situazione che le teneva in ansia. Scese da Trento, si erano prenotate per confessarsi da P. Pio, a cui dovevano chiedere un consiglio molto importante: la ragazza era fidanzata con un giovane che, iscritto ad un partito laico, si dichiarava e si dimostrava non credente. Lei, educata nella religione cattolica ed alla frequenza dei sacramenti, non sapeva che cosa fare, se continuare quel rapporto o no. Protraendosi però l’attesa della confessione oltre il previsto, non potevano più trattenersi sul Gargano ed erano costrette, loro malgrado, a rientrare a casa. Ma non volevano farlo, senza aver ricevuto una parola illuminante di P. Pio sul problema che le assillava. Così mi chiesero di parlarne al Padre, a cui in giornata presentai quel caso di coscienza. Il Santo, dopo avermi ascoltato, disse:
«E su che cosa vogliono basare il matrimonio, togliendo Dio?».
La risposta era chiara e precisa; ma, pensando io alle donne, che mi avrebbero chiesto di scendere al pratico, domandai al Padre che cosa dovesse fare la ragazza del fidanzato. Egli, dopo avermi guardato un po’ stupito del mio insistere ancora con domande, quasi che non avessi capito, disse in modo spiccio: «Lo mandasse a quel paese!». Andato nel corridoio del chiostro all’ora fissata, riportai alle donne, che mi aspettavano, le parole di P. Pio che non avevano bisogno di altre spiegazioni. Mi ringraziarono e partirono. […]
La preparazione al Matrimonio
[…] Molte testimonianze ci dicono la premura del Padre di illuminare, attraverso consigli e richiami, i giovani che si ponevano dinanzi al progetto matrimonio. Questo per P. Pio andava inserito innanzitutto in un disegno di provvidenza che Dio ha su ciascuno dei suoi figli. Non approvava quindi la fretta di trovarsi a tutti i costi l’anima gemella. Diceva il Santo a Lucietta Pennelli: «Ti devi mettere in mente che il Signore ti vuole bene più di quanto tu non vuoi a te stessa. Se vuole che tu prenda la via del matrimonio, sa dove abiti e ti verrà a cercare».
Alla stessa insegnò che l’ascoltare anche il parere dei genitori non guasta, anzi. Racconta questa figlia spirituale: “Mi interessava un ragazzo, ma i miei, in famiglia, erano chiaramente contrari a questo fidanzamento. Un giorno il mio fidanzato, vista l’opposizione della mia famiglia, mi fece la proposta di fuggire. Era questo il modo adottato da tanti giovani per piegare resistenze, ma era anche iniziare a vivere insieme nel peccato. Da quel giorno non risposi più alle sue lettere. Quando arrivò il mio turno della confessione, dopo il colloquio strettamente sacramentale, dissi: «Padre, voglio troncare con Domenico». Ma senza accennare alla proposta fattami. E P. Pio, che mi aveva lasciata libera di fare le mie scelte, disse: «Qui ti aspettavo». Poi aggiunse: «Il più delle volte la volontà di Dio si manifesta attraverso la volontà dei superiori: nel tuo caso dei genitori. Vuol dire che non era volontà di Dio». Il Padre, che naturalmente non ammetteva il coinvolgimento passionale dei rapporti prematrimoniali, aveva ammonito: «Andateci piano, non trascendete in modo che, se il Signore non vi avesse fatto l’uno per l’altro, non abbiate a soffrirne»”. Parole sante su cui dovrebbero riflettere i giovani!
L’elemento che P. Pio metteva al primo posto nella preparazione del sacramento, col quale l’uomo si unisce alla donna indissolubilmente, era la preghiera. A Probo Vaccarini che tornato dal fronte, dopo il secondo conflitto mondiale, manifestava in confessione la sua difficoltà di trovare una ragazza seria, con cui fare un progetto di vita in comune, P. Pio consigliò di rivolgersi alla Mamma Celeste. E di fronte ad una certa incredulità o perplessità che si leggeva sul viso del penitente il Padre aggiunse: «E che cosa credi che la Madonna non sappia scegliere la donna adatta a te? Prega, ho detto!».
Degli incontri tra due ragazzi fatti in ambienti equivoci, come sale da ballo o altro del genere, dove tutto si mette in luce della persona tranne che le qualità spirituali, il Padre dubitava fortemente. Un giovane di Milano, Rinaldo Campidoglio, figlio spirituale di P. Pio, venne un giorno a S. Giovanni Rotondo e me presente disse al Santo: «Padre, ho conosciuto una ragazza, con la quale vorrei fidanzarmi». Naturalmente l’informazione tendeva a conoscere il parere di P. Pio, a cui i figli spirituali tenevano moltissimo. Il Padre chiese: «Dove l’hai incontrata?». «Al mare», rispose Rinaldo. E P. Pio: «C’entra il diavolo!». Così si chiuse il colloquio e, da parte del giovane, ogni contatto con la ragazza.
È quasi inutile dire che il Padre voleva che tra i suoi figli spirituali o tra quelli che si dicevano suoi amici ci fosse il culto della castità. Una volta gli dissero che un figlio di suoi affezionati estimatori doveva sposarsi, perché la sua fidanzata aspettava un bambino. E chiesero se a benedire le nozze fosse lui. P. Pio rimase quasi sorpreso della richiesta e rispose: «Eh sì, mo’ ci vuole pure lo premio!».
Il divorzio
Una cosa che faceva soffrire il cuore di padre del nostro Santo era la rottura del vincolo matrimoniale mediante il divorzio, contro il quale si scagliava con violenza inaudita. Diceva:
«Il divorzio è il passaporto per l’inferno».
Troppa importanza egli dava all’istituto della famiglia per ammetterne tanto facilmente il naufragio!
Nella famiglia unita e santa P. Pio vede il luogo ove germoglia la fede. Innanzitutto voleva che il bambino si battezzasse entro tre giorni, perché il cuore del piccolo diventasse subito dimora di Dio. Poi diceva: «Per legge di natura le prime parole che il bambino pronuncia sono mamma e papà, poi devono seguire i nomi di Gesù e Maria». Così nella famiglia per lui si ha l’iniziazione al colloquio col mondo dello spirito. A chi voleva sapere quali preghiere recitare giornalmente rispondeva: «Le preghiere che ci hanno insegnato le nostre mamme». Il Santo inoltre vede nella mamma e nel papà gli iniziatori ed i tutori della moralità da trasmettere ai figli prima con l’esempio e poi con la parola. Ad uno che gli chiedeva un metodo pratico per ben comportarsi da cristiano nella vita rispondeva: «Come ci hanno educato i nostri genitori». […]
Se il Padre nella preparazione del matrimonio poneva al primo posto la preghiera quale elemento che garantisce il fondamento di un’unione duratura, allo stesso tempo considerava il colloquio con Dio vera e sicura custodia del vincolo sacro. Una giovane signora si confessò da lui nel 1962. Terminata l’accusa dei peccati, il Padre le assegnò la penitenza e poi le disse: «Devi chiuderti nel silenzio della preghiera e salverai il tuo matrimonio». Rimase ella sorpresa di fronte a questa esortazione del Santo, perché in casa tutto filava liscio e tranquillo. Ma la tempesta arrivò, e lei non fu colta di sorpresa. Ricordando le parole del Padre, sopportò la prova ricorrendo appunto alla preghiera: e con la forza attinta dal Signore riuscì a salvare la sua famiglia da un sicuro sfacelo.
La trasgressione del sesto comandamento
[…] Nel giugno 1968, Padre Pio, ad un sacerdote, che in confessione aveva accusato difficoltà nell’osservare la castità, il Santo, mettendolo in guardia da possibili trasgressioni, disse: «La lussuria è la via più breve e più facile per andare all’inferno. Le cose le sai e le dici agli altri. Cerca di metterle in pratica».
[…] Se il peccato contro il sesto e nono comandamento è causa di rovina spirituale per tutti, lo è soprattutto per chi ha deciso di seguire Gesù, povero, umile e casto, nel sacerdozio o nella vita religiosa. Per P. Pio il pericolo di fallimento di ogni consacrazione fatta a Dio è costituito da questo vizio. Diceva il Santo ad un religioso:
«L’impurità è lo scoglio contro il quale vanno ad infrangersi tante vocazioni».
Perciò era severo con i consacrati che cedevano, senza lottare con tutte le forze, alle tentazioni che non risparmiano nessuno.
Un giorno fra’ Gerardo, il portinaio del convento di S. Giovanni Rotondo, dalla sacrestia salì in convento e si mise alla ricerca di un confessore. Bussò alla cella di padre Federico Carozza e gli chiese di confessare un giovane ecclesiastico, che egli aveva fatto accomodare nel salottino. Il sacerdote lo raggiunse dopo qualche minuto, ma si accorse subito che il penitente era molto turbato. Come questi cominciò a parlare, il turbamento si trasformò addirittura in indignazione. Egli era quasi furioso, perché, appena si era accostato al confessionale, P. Pio lo aveva cacciato, prima che potesse aprire bocca. Manifestò tuttavia il desiderio di confessarsi. Dopo il segno della croce e la preghiera iniziale, il giovane cavò dalla tasca un foglietto su cui aveva appuntato i suoi peccati: quelli contro il sesto comandamento erano abbastanza gravi. Alla fine dell’accusa il confessore chiese: «P. Pio ha letto questi peccati?». Il penitente rispose di no. «Ed allora – aggiunse il saggio frate – non ti sembra che a cacciarti sia stato Dio stesso, che ha diretto nell’azione P. Pio, illuminandolo soprannaturalmente? Altrimenti dovresti considerare un pazzo chi senza nessun motivo ti ha negato il sollievo del sacramento». A queste parole il giovane scoppiò a piangere e, dopo aver ricevuto l’assoluzione, riacquistò la pace dello spirito.
Gli spettacoli indecenti
Il Padre era rattristato dallo scandalo che proviene dagli spettacoli indecenti che sono offerti al pubblico dai mass-media. […]
[…] P. Pio non era entusiasta della televisione, anzi guardava ad essa con particolare preoccupazione, perché poteva trasformarsi in veicolo di immagini scandalose o di messaggi nocivi immessi nell’intimità della nostra casa. Sappiamo che i figli spirituali, prima di fare una qualunque cosa, chiedevano al Padre il suo parere. Apprendiamo da più di una testimonianza che, quando questo mezzo di comunicazione cominciò a diffondersi, non a tutti il Santo dava il permesso di acquistare un apparecchio televisivo. Il suo assenso era condizionato dalla maturità di colui che ne avrebbe usufruito. Ma dobbiamo osservare che il Padre, circa gli spettacoli, andava ben oltre. Egli li considerava non del tutto confacenti a chi voleva vivere veramente la vita dello spirito. Secondo il Santo per un vero cristiano il divertimento, anche non peccaminoso, “è inammissibile”, perché può costituire pur sempre un momento di distrazione dal tendere alla perfezione. A delle figlie spirituali, che gli avevano chiesto il permesso di scendere a Foggia per vedere un film a soggetto religioso, disse: «Certo, sono cose belle, ma perdereste tanto tempo da impiegare nella preghiera». Che cose direbbe il Padre dello scupìo di tempo che si fa da parte di tanti cristiani attraverso il cattivo uso della televisione?
Il ballo: occasione di peccato
Il cristiano è tenuto a non mettersi nell’occasione prossima di peccato, come promette al termine di ogni atto penitenziale, prima di ricevere l’assoluzione delle accuse, che ha affidato al sacerdote nel sacramento della Penitenza. Ma P. Pio, come ogni buon confessore, metteva in guardia i suoi penitenti anche dall’essere causa di tentazione per gli altri, nonostante che non ci fosse una chiara e determinata intenzione di indurre al male.
Abbiamo una testimonianza che chiarisce il pensiero del Padre. A parlarci è Lucietta Pennelli, che già ci ha riferito consigli preziosi del Santo. “A me piaceva molto ballare: ero una libellula. Farlo con un uomo o una donna, girare o saltare intorno ad una sedia era la stessa cosa. Naturalmente questo accadeva sempre nell’ambito delle famiglie dei parenti o dei vicini e sotto gli occhi dei genitori. Ma il Padre non approvava. Un giorno in confessione, avendo accusato di aver ballato, mi disse: «Se balli un’altra volta, ti caccio via». Dopo un po’ di tempo però ci fu un matrimonio ed io, anche contro la mia volontà, fui tirata… in ballo. Per paura che il Padre, nell’accostarmi al confessionale, mi sbattesse fuori, andai a confessarmi da un altro sacerdote, il quale di fronte alla mia accusa non si soffermò affatto e passò oltre, chiedendomi se avessi altro da aggiungere; non avendo io altro da accusare, mi diede l’assoluzione. Ritornai a casa, ma non ero tranquilla. Il giorno dopo sono andata a confessarmi dal Padre il quale, appena sentì la mia voce, mi disse: «E che, hai cambiato il giorno della confessione?». Gli raccontai tutto, concludendo: «Avevo paura di essere cacciata via». Egli stette un po’ in silenzio e poi disse: «La vuoi proprio la sferzata, vero?». Io non risposi. E lui: «Non ti caccio, ma non lo fare più». Dissi allora: «Padre, vi assicuro che, quando ballo, io non penso a niente, sto attenta solo a non pestare i piedi a chi balla con me». E P. Pio: «Puoi essere sicura dei tuoi sentimenti, non di quelli degli altri. Io non condanno il ballo in se stesso, ma insisto e sostengo che è sempre un pericolo di peccato; e lo Spirito Santo dice che ‘chi si mette nel pericolo perisce in esso’ (Sir 3, 27)»”.
La moda indecente: altra occasione di peccato
P. Pio non aveva nulla contro la cura della persona. Al mattino, dopo essersi lavato, prima di scendere in chiesa per celebrare la santa messa, col pettine si riavviava i capelli e metteva un po’ in ordine la sua barba incolta. Egli, che ci teneva tanto alla santa povertà, indossava spesso il saio rammendato e rappezzato, ma voleva che fosse ben pulito. Ordine, pulizia, dignità voleva nell’abbigliamento dei suoi figli spirituali.
Ci confida Enzo Bertani, che è stato a lungo uno dei responsabili dell’amministrazione di Casa Sollievo della Sofferenza: “Avevo bisogno di un vestito nuovo ed, essendo terziario francescano, non volevo spendere molto. Prima di fare quella spesa dissi al nostro padre spirituale: «Padre, vorrei essere più povero nei miei abiti». Ma P. Pio rispose: «Tu sei a quel posto e ti devi vestire decorosamente. In ciò non devi avere alcuno scrupolo»”. […]
La signora Rina Giostrelli, che aveva sposato il conte Telfener, scelto dal Padre come uno dei suoi collaboratori nella realizzazione del suo grande ospedale, attesta: “Durante l’ultimo conflitto mondiale non si aveva la possibilità di comprare lana o filo per fare le calze. Noi sfilavamo i merletti e, col filo ricuperato, facevamo anche delle pantofole o scarpine. Un giorno P. Pio mi vide ai piedi quegli arnesi e mi disse: «Devi andare vestita in modo dignitoso; bisogna farlo, lo devi fare anche per tuo marito. Se io indossassi un saio lacero, non farei fare a san Francesco una bella figura»”. […] Il Padre, che in tutto esprimeva sempre tanto equilibrio, voleva che nell’abbigliamento i suoi figli spirituali mostrassero di avere anche buon senso. Ci dice ancora la signora Rina Giostrelli: “Nei primi tempi, quando con mio marito mi sono trasferita a S. Giovanni Rotondo, usavo un cappellino. P. Pio, nel vederlo la prima volta, mi guardò con un certo sorrisetto ironico. E questo si ripeté una, due e tre volte; poi, vedendo che non capivo, un giorno mi disse: «Ma tu credi di essere più bella con quell’affare sulla testa?». Lo smisi subito”. […]
Ma al Padre stava a cuore soprattutto la modestia nel vestire, dovunque si vivesse. Il motivo di questa preoccupazione del Santo era che un modo di vestire indecente può costituire scandalo, cioè occasione prossima di peccato per un fratello. […] Una volta il Santo si affacciò dalla finestra, per salutare la gente raccolta sul prato antistante alla piccola finestra della sua camera. E dall’altoparlante, che diffondeva la sua voce, si sentì: «Quanta immodestia nei vestiti. Vergognatevi!». […]
P. Pio, alla signora Emilia, moglie del dottor Sanguinetti che è stato il suo principale collaboratore nella realizzazione della Casa Sollievo della Sofferenza, disse un giorno: «Desidero che i miei figli spirituali ingaggino una santa battaglia contro la moda immodesta, se vogliono che li aiuti nelle loro prove».
Ed il Padre non si lasciava mai sfuggire l’occasione, per lanciare il suo richiamo. Ad una signora, moglie di un console, presentata da padre Carmelo da Sessano, il Santo, vedendola con le braccia nude, disse: «Ti taglierei le braccia, perché soffriresti molto meno di quanto soffrirai in purgatorio». In un’altra circostanza disse:
«Le carni nude bruceranno».
[…] Se ogni occasione era buona, per far sentire il richiamo alla modestia, il momento più opportuno si offriva al Santo nel confessionale e non servivano accorgimenti per sfuggire al suo occhio scrutatore. Lo sperimentarono due ragazze di S. Marco in Lamis, che frequentavano la Scuola Infermieri di Casa Sollievo della Sofferenza. Si erano prenotate per confessarsi, ma, portando quasi abitualmente la mini gonna, pensarono che così vestite non si potevano di certo presentare al confessionale del Padre. Ricorsero allora ad un piccolo espediente. Prima di andare in convento, passarono in convitto per prendere in prestito dalle compagne un vestito più lungo. Dopo aver indossato quegli abiti per loro inusuali, rimirandosi allo specchio si dissero l’una all’altra: «Sembriamo proprio dei pagliacci». Così abbigliate, andarono in chiesa e si misero in fila per aspettare di essere chiamate. Poco dopo arrivò P. Pio; soffermandosi alquanto, le guardò ed, al confratello addetto alla vigilanza del turno, disse: «Quelle due pagliacce io non le confesso». […]
[…] Anche nell’uso dei cosmetici il Padre voleva che le donne usassero un po’ di misura. Un giorno nel ritirarsi in camera, dopo aver distribuito la comunione, si ritrovò il pollice e l’indice della mano destra macchiati di rossetto. E, mostrando le dita ai confratelli, riprovava l’eccesso nel curarsi da parte delle donne. E diceva: «Distribuisci la Comunione e ti imbratti le dita; e poi imbratti le labbra di chi viene subito dopo». Intervenne padre Marcello Lepore: «Ma, Padre, è ormai uso comune tra le donne. Tutte lo mettono il rossetto». E P. Pio: «Ecco la giustificazione: tutte fanno così. Voi, ragionando in questo modo, siete la rovina della Chiesa». «Ma che dobbiamo fare, cacciarle?», ribatte il confratello. «Qualche volta sì», risponde il Padre. «Noi non lo possiamo fare. Se cacciate voi, la gente ritorna, se lo facciamo noi, non ritorna più». E P. Pio:
«Meglio poca gente convinta che tanta gente senza fede».