
Con l’Incarnazione il grembo vergine di Maria diviene soave “chiostro” consacrato alla Santissima Trinità, capace di generare, insieme al Verbo di Dio, anche tutta l’umanità. Questo mistero, dunque, è per noi fonte speciale di grazia e di celesti favori.

Sono quaranta santi soldati provenienti da diverse parti della Cappadocia, arrestati nel 320 durante le persecuzioni di Licinio perché convertiti alla religione cristiana. Lasciati nudi al freddo invernale di Sebaste, in Armenia, preferiscono morire assiderati piuttosto che apostatare dalla fede.

Nel 2004 l’allora cardinale Ratzinger individuava come un male culturale del nostro tempo l’odio di sé che ha l’Occidente. Un’espressione di quest’odio verso l’Occidente è la “russofilia”, una tendenza intellettuale.

Quello della “misericordia” è uno stendardo che è facile innalzare quando significa (falsamente) gratuito perdono da parte di Dio dei nostri peccati. Ma cosa dire, invece, della nostra misericordia nei confronti dei fratelli, quando ci offendono e ci fanno soffrire?

«Non si può amare Gesù e amare Maria senza amare Giuseppe», spiegava San Josémaria Escrivà, il fondatore dell’Opus Dei (cfr. Forgia, n. 551). Questo perché proprio a San Giuseppe di Nazaret sono affidati da amare e custodire i tesori divini: Gesù e Maria. Impariamo da quest’umile pater familias come si ama e si custodisce la […]