Padre Pio e il mistero dell’Amore

Le stigmate son ferite d’Amore. È l’oro che viene purificato dal fuoco.

di P. Luciano Lotti ofm capp.

Rientrato a Pietrelcina, dopo la triste esperienza di Venafro, Padre Pio è ancora sofferente, soprattutto nella vista e lamenta di non essere in grado di scrivere liberamente ai propri direttori spirituali. Nonostante tutto questo possiamo dire che il 1912 sia un anno di grande progresso e di intensa serenità spirituale per il giovane sacerdote e la lettera del 21 marzo 1912 ne è una testimonianza.

La forma letteraria

Dal punto di vista formale, il brano, è abbastanza coerente con le altre lettere e ne ripercorre più o meno la struttura. Come in altre occasioni Padre Pio prima di tutto si lamenta perché non trova le parole idonee per descrivere il mistero d’amore che si sta compiendo in lui. È questo il motivo per cui nell’Epistolario notiamo delle contaminazioni linguistiche con altri autori spirituali quali santa Teresa, san Giovanni della Croce, san Francesco di Sales e santa Gemma Galgani. La dimestichezza che aveva con quegli autori, insieme alla facilità di memorizzarne intere espressioni, lo porta frequentemente a servirsi di parole, immagini, o intere proposizioni di altri mistici per descrivere il suo stato d’animo.

Qualche autore avrebbe individuato anche in questa lettera alcune espressioni vicine alla corrispondenza di Gemma Galgani (nella foto a lato) con il suo padre spirituale; in questo caso, però, pur non escludendo che questo sia possibile avrei qualche perplessità, perché solo il 2 maggio 1912 (la nostra lettera è del 21 marzo di quell’anno) Padre Pio chiederà a P. Benedetto Nardella da San Marco il Lamis il libro delle opere della santa lucchese.

In ogni caso questa contaminazione darebbe ancora più valore al testo che abbiamo davanti, vuol dire che veramente Padre Pio si è sforzato di trovare le parole più idonee per descrivere uno stato d’animo diverso dal solito.

“Gesù mi rende allegro”

Le parole che descrivono questo nuovo stato d’animo sono piene di fervore, esuberanti, riflettono lo stato d’animo di gioia incontenibile che Padre Pio sta vivendo:

«La testa ed il cuore mi bruciavano; ma era un fuoco che mi faceva bene. La bocca sentiva tutta la dolcezza di quelle carni immacolate del Figlio di Dio. Oh! se in questo momento che sento quasi ancora tutto mi riuscisse di seppellire sempre nel mio cuore queste consolazioni, certo sarei in un paradiso!».

Il brano apparentemente sembra una pagina ricca di devozione e amore per l’Eucarestia, ma non molto di più. Se però si avvicinano queste parole ai concetti seguenti ci si accorge che non ci troviamo solo di fronte a un giovane frate che ha intensi momenti di preghiera, ma a un’azione di Dio che entra in un modo inedito nella sua storia al punto che gli mancano le parole per descrivere quanto avviene:

«Quanto mi rende allegro Gesù! Quanto è soave il suo spirito! Ma io mi confondo e non riesco a fa- re altro se non che piangere e ripetere: Gesù, cibo mio!».

“Gesù effonde la sua bontà”

L’esperienza qui descritta è quella del mistico: Gesù, l’amato, non è semplicemente Colui che è desiderato e ricercato da Padre Pio, ma interloquisce con lui, gli chiede amore, lo trascina nella sua storia. Nella narrazione di Padre Pio abbiamo un segnale importante che ci fa capire la qualità di questa presenza di Dio:

«Ciò che più mi affligge si è che tanto amore di Gesù viene da me ripagato con tanta ingratitudine… Egli mi vuole sempre bene e mi stringe sempre di più a sé. Ha dimenticato i miei peccati, e si direbbe che si ricorda solo della sua misericordia… Ogni mattina viene in me, e riversa nel mio povero cuore tutte le effusioni della sua bontà. Vorrei, se fosse in mio potere, lavare col mio sangue quei luoghi, dove ho commesso tanti peccati, dove ho scandalizzato tante anime. Ma viva sempre la misericordia di Gesù!».

La certezza che una visione viene da Dio e non è opera del demonio o della propria immaginazione, nasce proprio dall’affermazione della distanza: possiamo trovare spesso e in tanti scritti espressioni riferite a Gesù; ma quando chi percepisce la presenza di Dio non solo come qualcosa di rassicurante e meraviglioso, ma come una presenza trascendente, che attira e allontana, arricchisce ma fa percepire la propria povertà creaturale, ci troviamo di fronte a un’ esperienza che va oltre i buoni sentimenti provati in una preghiera. Il mistico percepisce l’altro come Colui che è realmente presente e si mostra in tutta la sua grandezza e il suo amore.

A riprova di tutto questo c’è il fenomeno che accompagna questa presenza. Scrive Padre Pio:

«Dal giovedì sera fino al sabato, come anche il martedì è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i piedi sembrami che siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne sento».

Sono già due anni che Padre Pio vive periodicamente il mistero della stimmatizzazione, anche se solo in pochissime occasioni i segni sono stati evidenti. Le stimmate non hanno con sé solo il dolore fisico che comportano, sono “stimmate”, cioè segni, sigilli, manifestazioni di una presenza particolare di Dio.

La Grazia: Dio entra nella nostra storia

San Giovanni della Croce (nella foto a lato) nella Fiamma viva, parla delle ferite mistiche d’amore che Dio provoca nelle anime che ormai sono legate a Lui. Scrive: «Infatti Dio, ordinariamente, non concede nessuna grazia al corpo se prima non la concede all’anima. E così, quanto maggiore è il diletto e la forza dell’amore che produce la piaga nell’anima, tanto maggiore è quello esteriore prodotto dalla piaga corporale, cosicché crescendo uno, cresce in proporzione l’altro. Ciò accade nel seguente modo: trovandosi queste anime ormai purificate e raccolte in Dio, ciò che per la loro corruttibile carne è causa di dolore e tormento, nello spirito forte e sano gli è dolce e gustoso, cosicché è co- sa meravigliosa sentire crescere il dolore nel sapore».

Padre Pio, dunque, percepisce, anche attraverso dei segni particolari e dei fenomeni mistici, quell’avanzare di Dio nell’anima che è caratteristico di tutti i sacramenti, a partire dal battesimo. Quando infatti parliamo di grazia santificante, facciamo riferimento a quell’opera che Dio compie in noi gratuitamente in tanti modi, ma soprattutto attraverso l’azione dei sacramenti.

Per comprendere la portata di queste riflessioni, dovremmo aver presente tutta la vicenda dell’uomo dalla creazione, fino alla sua comunione eterna con Dio nel paradiso. Questo Dio che è Padre e Figlio e Spirito Santo crea l’uomo per renderlo partecipe di questo amo- re, gli assegna un tempo per vivere nella fede e rispondere a questo amore, gli si rivela pienamente nell’eternità rendendolo partecipe per sempre della comunione con sé.

Proviamo a fissare la nostra attenzione sul quel segmento fondamentale che è l’esistenza di ciascuno di noi: non siamo soli, Dio è presente nella nostra vita non solo come provvidenza, ma come unione santificante, cioè ci trascina verso di sé con la sua grazia. Ma è un periodo di fede, un periodo in cui veniamo messi alla prova “come oro nel crogiuolo”, e siamo chiamati a dare la nostra risposta personale. Man mano che il nostro cuore si apre a Lui, il Signore entra, ci abita, anticipa in qualche modo la comunione che avremo con Lui nell’eternità. È questa la via unitiva di cui parlano gli esperti di mistica, che ha come obiettivo la piena inabitazione della Trinità dentro di noi. In coloro che “si arrendono” totalmente a quest’azione di Dio, avvengono cose meravigliose, è come se il Signore facesse toccare con mano quanto avviene: sono questi i fenomeni mistici del deliquio amoroso, della gioia interna, ma anche della stimmatizzazione.

La felicità in Dio

L’analisi di questo percorso spirituale importante di Padre Pio ci aiuta a leggere in una luce tutta particolare il suo apostolato. Nel 1912, anno in cui scrive questa lettera, Padre Pio ha 25 anni, è sacerdote da due; sin dall’adolescenza la sua vita è stata caratterizzata da una perentoria fedeltà a Dio; quella che abbiamo chiamato la “via unitiva” operata dallo Spirito Santo attraverso la contempla- zione è una libera azione di Dio che si sviluppa in risposta alla fedeltà dell’uomo.

I segni mistici che accompagnano questi eventi non sono dati per la persona che li riceve, sono per noi che siamo in cammino, che troviamo difficile fare spazio totalmente a Dio, perché nel nostro cuore in modo più o meno consapevole è ancora radicato il nostro io, sono presenti le nostre tendenze e le piccole o grandi intemperanze e compromessi. Nel proporre la ricchezza vertiginosa di questa presenza di Dio nella vita di un uomo, non siamo spinti dalla voglia di esaltare il livello di santità cui Padre Pio ha raggiunto, perché non credo sia necessario; mi sembra invece giusto leggere questi doni proprio alla luce dell’azione della Provvidenza che vuol farci conoscere da vicino quello che avviene nel battesimo e quanta premura ha il Signore di abitare dentro di noi, per arricchirci e renderci felici con la sua presenza.

(Fonte: Voce di Padre Pio, 09-2020)


Raccolta fondi straordinaria dal 19 al 26 febbraio 2021

Carissimi devoti e figli spirituali di Padre Pio,

ci è giunta una richiesta d’aiuto economico da parte di una famiglia che deve far fronte ad alcune spese entro la fine del mese

Come sempre la nostra redazione ha dato quanto poteva, ma da sola non è sufficiente.

Vi chiediamo di aiutarci ad aiutare questa famiglia in difficoltà, o almeno di dire una preghiera affinché possa riuscire a far fronte alle spese in scadenza.

Vi ringraziamo per il vostro aiuto (sia materiale che spirituale) da parte di quella famiglia, anche da parte nostra, e vi ricordiamo che ogni giorno — in modo particolare la domenica — preghiamo per le intenzioni dei benefattori del nostro blog e di nostri amici e fratelli che domandano il nostro aiuto.

Che il Signore, per intercessione di San Pio da Pietrelcina, vi ricompensi 100 volte tanto in questa e nell’altra vita!

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