Un vulcano ardente

di padre Alessio Parente, “Padre Pio e le anime del Purgatorio”, pp. 181-183.

Le anime del Purgatorio, come abbiamo già detto, ebbero un posto molto speciale nella vita di padre Pio; infatti furono costantemente ricordate nelle sue Messe e nelle sue quotidiane preghiere. Una volta, mentre conversava con alcuni frati che lo interrogavano sull’importanza delle preghiere in suffragio delle anime del Purgatorio, padre Pio disse: «Su questa montagna salgono più anime purganti che uomini viventi ad assistere alle mie Messe e a cercare le mie preghiere».

Questa affermazione di padre Pio ci stupisce. Durante i cinquantadue anni trascorsi a San Giovanni Rotondo fu visitato da moltitudini di persone; pur tuttavia egli fece tale affermazione, indicando chiaramente che i suoi contatti con le anime dei defunti superavano di gran lunga quelli che aveva con i vivi. Evidentemente quelle anime conoscevano bene il suo cuore simile ad un vulcano ardente di carità per le anime sofferenti. Scrisse infatti: «Se so poi che una persona è afflitta, sia nell’anima che nel corpo, che non farei presso il Signore per vederla libera dai suoi mali? Volentieri mi addosserei, pur di vederla andar salva, tutte le sue afflizioni, cedendo in suo favore i frutti di tali sofferenze, se il Signore me lo permettesse».

Il profondo amore di padre Pio per il prossimo talvolta lo fece ammalare fisicamente. Egli desiderava e spasimava per la salvezza e felicità dei fratelli a tal punto da dover ammettere: «Sono vertiginosamente trasportato a vivere per i fratelli e per conseguenza ad inebriarmi e satollarmi di quei dolori che pur vado irresistibilmente lamentando».

E in una lettera del 20 novembre 1921, a proposito del suo amore e del suo interesse per i fratelli, così scrive: «Per i fratelli poi? Ahimè! quante volte, per non dire sempre, mi tocca dire a Dio giudice, con Mosè: “O perdona a questo popolo o cancellami dal libro della vita”». Nella stessa lettera precedentemente aveva descritto così il suo stato d’animo nella tensione dell’amore che travolge tutto l’essere: «Il tutto si compendia in questo: sono divorato dall’amore di Dio e dall’amore del prossimo». Poi commisera se stesso con una sublime espressione, che illumina il suo intimo divorato dall’amore: «Che brutta cosa è vivere di cuore!». Quindi spiega la sua situazione: «Bisogna morire in tutti i momenti di una morte che non fa morire se non per vivere morendo e morendo vivere».

Questo intenso e bruciante amore non era per i soli fratelli di questo mondo, ma anche per quelli passati nell’altra vita, ma sempre facenti parte della stessa famiglia di Dio.

(fonte: settimanaleppio.it)

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