di padre Marcellino IasenzaNiro, “Il Padre”. San Pio da Pietrelcina. La missione di salvare anime, pp. 400-403.
La sera del 9 settembre 1965 io e padre Onorato Marcucci mettemmo a letto padre Pio, provato sensibilmente dal lungo lavoro portato avanti durante tutta la giornata, nonostante la sua età e le tante sofferenze. Stentava però a prendere sonno ed ogni tanto chiedeva di cambiare posizione. «Giratemi dall’altra parte», ripeté quasi fino a mezzanotte. Allora padre Onorato si avvicinò al letto e gli disse: «Padre, lei certamente ha qualche pensiero che non la lascia dormire». E lui: «Ma che pensiero e pensiero! I guai dell’umanità… questi sono i pensieri per tutti».
Se è vero che il Santo nella sua azione di ministro di Dio mirava prima di tutto al bene dell’anima, egli tuttavia, nell’avvicinare un fratello, ha sempre guardato all’uomo intero con le sue necessità, pene e miserie. […].
Nella primavera del 1967 la signora Felicia Ulisse si recò a San Giovanni Rotondo per avere una parola di conforto da padre Pio: un anno prima aveva perduto un figlio di nove anni, Francuccio. Mentre il chirurgo operava per l’asportazione delle tonsille, recise di netto l’aorta al fanciullo, per cui la morte sopraggiunse immediata per dissanguamento. Né lei, né il marito Amerigo se la sentirono di denunciare il medico, perché alla loro disgrazia non volevano far seguire dolore altrui. Erano buoni cristiani e vollero prendere dalle mani di Dio quanto egli permetteva nella loro vita. Pur godendo la presenza di un altro figlio, quello più grande, la sofferenza della perdita del piccolo si faceva sentire sempre di più, e ad essa si aggiungeva il rammarico di non poter avere altre creature che potessero allietare la loro famiglia. Quando Felicia si accostò al confessionale e cominciò il colloquio con Padre Pio, fu tanto presa dalla dolcezza delle parole del Santo che si scordò del tutto della sua disgrazia. Dopo aver ascoltato i suoi consigli e ricevuta l’assoluzione stava per allontanarsi dal confessionale, quando il Padre le domandò: «E di Francuccio, che ti è venuto a mancare, non mi dici niente? Nulla di tutto quello che ti è successo?». Quella mamma, a cui sembrava di vivere momenti di Cielo, ritornò alla dura realtà, ma, prima che potesse pronunciare qualche parola, il Padre le disse: «Stai tranquilla, fra un anno riavrai Francuccio». Ritornò veramente confortata a San Benedetto del Tronto e dopo qualche mese rimase incinta. Allo scadere dell’anno, come le aveva predetto il Santo, nacque un bambino, somigliante al figlio perduto. E gli fu imposto il suo nome. Conclude suor Silvia Zoccari che ci ha dato questa testimonianza: «È questa la storia incredibile di chi si affida a Dio. Vera però, che può essere raccontata dai familiari del bimbo morto».
La signora Maria Vezzoni ci riferisce: «Sono venuta a San Giovanni Rotondo nella primavera del 1965 e precisamente nel mese di maggio, perché avevo mio figlio ricoverato in sanatorio, essendo malato di TBC. Non si vedeva l’ora di riaverlo a casa: i medici lo trattenevano ed erano sempre vaghi nelle risposte sull’andamento della malattia. Decisi allora di rivolgermi a padre Pio. Mi prenotai, ma, arrivato il giorno del mio turno, il frate che ordinava l’accesso al confessionale mi disse: “Signora, Padre Pio non la confessa, perché ha il vestito corto”. Io cercai durante l’attesa di nascondermi al suo sguardo ed intanto, aprendo la cerniera, misi una spilla alla gonna che tirai un po’ giù, ma non scese che di qualche centimetro. Appena il Padre aprì lo sportello, prima di iniziare la Confessione, disse: “Un’altra volta viene con i vestiti più lunghi”. Io con le lagrime agli occhi, dopo l’accusa dei peccati, gli parlai di mio figlio e lui: “Ma, figlia mia, vai a casa tranquilla che tuo figlio sta benissimo e torna a casa prima di te”. Continuando io a piangere, egli aggiunse con dolcezza: “Non fare la sciocchina, ché tuo figlio è guarito”. Terminata la Confessione, mi precipitai fuori della chiesa, in cerca di un telefono per comunicare a mio figlio quanto mi aveva detto Padre Pio. Appena sentii la sua voce, scoppiai a piangere e riuscii a stento a comunicargli quanto volevo. E lui: “Mamma, stai tranquilla, se non prendi subito il treno, io torno a casa prima di te”. Rimasi sorpresa: mi aveva detto le stesse parole del Santo. Una volta a Milano, mi recai subito in sanatorio per parlare con i medici. Il dottore curante mi venne incontro e mi disse: “Signora, vi devo dare una bella notizia: vostro figlio è guarito”. Dopo qualche giorno era con noi in famiglia».
In questo episodio non sappiamo cosa ammirare di più: se la carità e delicatezza del Padre o lo spirito di chiaroveggenza e profezia.
(fonte: settimanaleppio.it)