Dalla preghiera all’azione

di Gennaro Preziuso, da “Padre Pio, l’apostolo del confessionale” (Ed. San Paolo, 1998).

Padre Pio, pur se immerso in Dio, non era estraneo ai problemi dell’umanità che lo circondava. Attraverso il ministero delle confessioni si trovava continuamente di fronte alle esigenze, alle necessità materiali e spirituali di tanti fratelli. Era venuto incontro alle stesse con la realizzazione della Casa Sollievo della Sofferenza, con i Gruppi di preghiera. Ma non gli bastava. Voleva fare molto di più. Pensò allora di spingere all’azione i figli del suo spirito.

Li aveva “formati” alla preghiera, aveva voluto che affluissero nelle file del terzo ordine francescano perché i loro animi fossero accesi dall’entusiasmo e dal calore del Poverello di  Assisi. Ora desiderava che rendessero testimonianza “nel sociale”. L’amore di Dio doveva spandersi. Bisognava agire, avendo “occhio alla terra”.

A San Giovanni Rotondo mancavano asili, istituti per l’educazione dei bambini e per l’istruzione della gioventù. Padre Pio con insistenza esortò il superiore del convento, padre Carmelo da Sessano, a muoversi in tal senso. Furono presi in fitto dei locali e il terzo ordine francescano prima, le suore francescane di Ozzano Emilia dopo, iniziarono il lavoro di assistenza alla scuola materna, intitolata alla Vergine Santissima delle Grazie.

Fu benedetta la prima pietra di un nuovo edificio che, alla presenza di Padre Pio, venne inaugurato ufficialmente il 17 dicembre 1957. In quegli stessi locali fu aperto il primo Centro di formazione professionale femminile francescano, dove giovani donne, sotto la guida delle suore francescane adoratrici, cominciarono a seguire corsi di cucito e di ricamo.

In paese, in quel periodo, i protestanti avevano iniziato a divulgare tra la gente le loro idee. Molti aderirono alla “Chiesa della Salvezza” e si fecero ribattezzare. I responsabili volevano costruire un loro oratorio vicino al convento ma incontrarono ostacoli, per cui si stabilirono nel rione di Sant’Onofrio, aprirono una cappella per le riunioni e per organizzare la loro campagna di “rievangelizzazione”. Aprirono anche un asilo infantile.

Padre Pio soffrì tanto! Seppe che in quell’asilo i bambini bestemmiavano la Madonna. Era inaudito! Rosso di sdegno chiamò il padre Carmelo e disse: «Fa’ subito qualcosa. Va’ a nome mio dall’arcivescovo e fatti autorizzare ad aprire un asilo infantile proprio vicino a quello dei protestanti. Non aver paura! Coraggio, la Madonna ti accompagnerà!».

Padre Carmelo andò dall’arcivescovo diocesano, monsignor Andrea Cesarano, ottenne l’autorizzazione, ma era ancora incerto, perplesso.  Padre Pio tornò all’attacco e promise preghiere dicendo: «Chi fa da Mosè e chi agisce!». E la scuola materna, intitolata al Serafico Padre san Francesco d’Assisi, iniziò la sua attività prima in locali presi in fitto, poi in quelli ristrutturati di Palazzo Giuva, divenuto anche dimora delle suore cappuccine del Sacro Cuore, venute dalla Sicilia.

I protestanti furono costretti a chiudere il loro asilo e a trasferirsi verso la zona sud delle “case nuove”. In questo luogo, per volontà di Padre Pio, venne aperta la terza scuola materna francescana “Pace e Bene”, gestita dalle suore immacolatine di Pietradefusi, che si dedicarono non solo ai bambini ma anche alla gioventù, dando inizio a corsi professionali.

Padre Pio combatteva il male non solo con la preghiera ma anche con le opere. Di fronte alle insidie del demonio spronava alcuni suoi figli spirituali dicendo: «È ora di uscire dal tepore delle sagrestie e di battersi come leoni!».

Il suo impegno nel sociale era soprannaturalmente motivato, evangelicamente giustificato. Vide un giorno in convento una lunga fila di giovani. Incuriosito, s’informò e seppe che erano “poveri disoccupati” i quali, non trovando lavoro, venivano a chiedere “un aiuto”. Sorpreso ed indignato gridò: «Come? Giovani di vent’anni che chiedono l’elemosina? E quando dovranno lavorare?». Si rivolse, quindi, al superiore, padre Carmelo, e aggiunse: «Piuttosto insegna tu loro un’arte o un mestiere. Vai a Roma dai nostri amici e fa’ qualcosa. Bisogna assolutamente agire!». Padre Carmelo affrontò non pochi ostacoli e, seguendo i suggerimenti di Padre Pio, riuscì a superarli ad uno ad uno.

Nella sede concessa dal Comando militare del campo di aviazione di “Amendola”, il 26 gennaio 1958 venne inaugurato il primo Centro di formazione professionale, che successivamente trasferito in locali ampi e funzionali costruiti ex novo, divenne fucina di lavoro per centinaia di giovani del Gargano.

Padre Pio ispirò la realizzazione di altre opere tra cui la Cooperativa di consumo di generi  alimentari, il Cenacolo di cultura francescana, i Centri di riabilitazione motoria, il monastero delle monache cappuccine, la monumentale Via Crucis, la Casa per gli anziani, che furono e sono ulteriori frutti del suo eccezionale apostolato e della sua ardente carità.

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