di Padre Paolo Covino, Ricordi e testimonianze, pp. 109-110; 117-118.
Spesso Padre Pio mi ripeteva: «Come il figlio deve amare il proprio genitore, così chi sceglie la vita religiosa deve amare ed imitare il proprio fondatore con la vita povera, ubbidiente e casta».
Padre Pio ha sempre vissuto così. Da piccolo avvertì la chiamata di Dio e un giorno, osservando Fra Camillo passare di porta in porta per le strade di Pietrelcina, disse alla mamma: «Voglio farmi cappuccino con la barba e povero come Fra Camillo». Il sogno divenne realtà il 22 gennaio 1903 allorché vestì il rozzo saio di san Francesco nel convento di Morcone (BN), dove si impegnò a seguire il Serafico Padre con volontà e amore. Era talmente scrupoloso che i novizi ed i confratelli più anziani – dice Padre Clemente Centra da San Giovanni Rotondo – già allora lo chiamavano “il santarello”.
Durante il noviziato il demonio tentò Fra Pio a disubbidire al direttore spirituale facendogli intravedere l’inferno, ma egli rispose: «L’inferno… l’inferno… ma ubbidire!» (cf. Detti e aneddoti di Padre Pio, p. 103, n. 77).
Raccomandava anche l’osservanza della povertà e ci ha lasciato fulgidi esempi. A riguardo delle piccole trasgressioni contro la povertà, un giorno Gesù gli ordinò: «Parla, figlio mio, non tacere, parla; fa’ sentire loro la mia collera… » (Epistolario I, 345). Padre Pio fu vero povero, vero seguace di Cristo, vero figlio di san Francesco.
Riguardo alla castità raccomandava vigilanza sui sensi, freno alle tentazioni della carne per essere santi nel corpo e nello spirito. Il suo confessore, Padre Agostino da San Marco in Lamis, diceva: «Padre Pio, in tutta la sua vita, ha conservato l’innocenza battesimale».
«La castità – mi diceva – è sorgente di consolazioni, pilastro della vita religiosa».
«Ama san Francesco – ripeteva – e tieniti legato alla croce con i tre voti».
Santa Margherita Alacoque ci ricorda che nel chiedere al Signore un santo da imitare, le fu risposto: san Francesco d’Assisi.