di Padre Costantino Capobianco, “Detti e aneddoti di Padre Pio”, pp. 92-93.
Padre Pio amava la Sacra Scrittura e voleva capirla, approfondirla, per cui, leggendola, non andava avanti se non l’aveva capita.
Era il tempo in cui risiedeva a San Giovanni Rotondo il reverendo Padre Luigi da Serracapriola. Padre Pio, a refettorio, faceva sempre lui la prima lettura, che era quella del Vangelo.
Un giorno (mi trovavo presente io), arrivando al capitolo XII di San Matteo – versi 1-8 –, a quelle parole dell’inizio del capitolo: «Cum transisset Jesus per sata Sabato…», si fermò e, volgendosi al Molto Reverendo Padre Luigi, chiese: «“Per sata”: che significa?», e, solo dopo sentita la spiegazione, continuò.

La leggeva volentieri. Direi che ne faceva cibo dell’anima. La leggeva, non solo volentieri e con amore, ma anche con venerazione e ponendo, come ho accennato, tutta l’attenzione ad ogni parola.
Una volta io ed alcuni altri confratelli, nel sentire una riflessione sua su di un passo dell’Evangelo, esclamammo: «Ma guardi un po’?! Proprio bello! E noi non ci avevamo mai pensato». E Padre Pio, serio: «Ma allora, a che pensate, quando leggete la Sacra Scrittura?!».
Il reverendo Padre Bernardo d’Alpicella che, ai primi tempi della sua permanenza fra noi, dovette recarsi, per cambiamento d’aria, a San Giovanni Rotondo e rimanervi un mese e così debellare la malaria contratta a Foggia, ricordando quel mese, diceva: «Non ho mai studiato la Sacra Scrittura come in quei trenta giorni, perché Padre Pio, tutte le sere, mentre i confratelli stavano a cena, si tratteneva con me e parlavamo di Sacra Scrittura».
È chiaro che era quello l’argomento preferito da Padre Pio, che amava soffermarsi sulla Parola di Dio.